giovedì 27 novembre 2008

Un buon anno per Charles

Charles era esausto, alle finestre sibilava il gelido e tagliente venticello tipico degli inverni di Woburn. Si erano trasferiti in Massachusetts da poco, “anno nuovo vita nuova” aveva detto Charles in quel triste capodanno del 1839. Levatasi la tuta da lavoro e indossata la sua vecchia vestaglia da camera, si accomodava su una poltrona sfondata accanto alla stufa accesa. Il suo sguardo distratto vagava per la stanza, soffermandosi ora sul paesaggio fuori dalla finestra, ora sui suoi stivali inzaccherati, ora sulle consumate pantofole di raso.

Quelle belle pantofole le aveva comprate dieci anni prima, a Philadelphia. Allora le cose erano molto diverse, il suo negozio di ferramenta fruttava bene, sempre all’avanguardia, sempre ben quotato, poteva dirsi soddisfatto, sereno e forse era, se non un uomo ricco, un vero benestante. Cos’era accaduto poi? Erano stati dieci anni difficili. Come era stato possibile un cambiamento così radicale? Come era arrivato ad essere persino incarcerato per debiti?

I suoi pensieri andavano ad un passato più remoto, si ritrovava ragazzino, a New Haven, nella vecchia fattoria di papà. Spesso, la sera, sedevano assieme sulla paglia, osservando il sole che tramontava sui campi. Con una piacevole mestizia ricordava il volto di suo padre, che con orgoglio gli raccontava le storie dei loro avi e di come avevano fondato e messo su la colonia.
La sua mente seguiva dei collegamenti casuali e, dal ricordo del fieno che pizzicava le caviglie, si ritrovava a ripensare di quando il papà, Aman, costruì il primo forcone d’acciaio, bello, resistente e innovativo. Al negozio di ferramenta Charles ne aveva venduti centinaia e mai nessun cliente si era detto insoddisfatto di quell’acciaio. Quell’acciaio tanto diverso da quello delle sbarre della cella in cui fu rinchiuso, dopo che il negozio era fallito ed erano falliti i suoi primi esperimenti con la gomma.
Ripensava a i suoi creditori e alla Roxbury, una società che aveva ideato una tecnica per fabbricare dei prodotti in gomma. Charles si era molto appassionato ai loro cataloghi e aveva ordinato diversi loro prodotti in gomma, ma in uno in particolare si era focalizzata la sua attenzione, un salvagente gonfiabile. Un’idea rivoluzionaria per l’epoca, ma c’era un particolare del salvagente che a Charles non piaceva, il tubicino per il gonfiamento. Studiate le proprietà della gomma e fatto qualche esperimento, riuscì a costruire un tubicino migliore. Così, convinto della bontà della sua idea, partì alla volta di New York per proporre la modifica alla Roxbury. Il direttore generale dell’azienda rimase impressionato dall’ingegno di Charles, tanto da dichiararsi interessato ad una collaborazione per altri progetti. Era un monito di speranza per Charles, una nuova strada si apriva davanti a se, avrebbe ripagato i suoi debiti e incominciato d’accapo. Tuttavia, la Roxbury, era in crisi finanziaria e propose a Charles un anno di sperimentazione del suo prodotto prima di poterlo lanciare sul mercato. Charles dovette aspettare molto meno per avere una risposta definitiva. La Roxbury ebbe un crack di lì a poco. Accadde, infatti, che la stragrande maggioranza della merce venduta dalla società tornò indietro, perché la debole gomma che era stata utilizzata si rovinava facilmente diventando inutilizzabile.
Di ritorno a Philadelphia quel farabutto di un suo creditore lo fece arrestare, ma la molla ormai era scattata nella sua testa. Dovunque si trovasse non poteva fare altro che pensare alla gomma. Lui sapeva che ci doveva essere un modo per rendere la gomma utilizzabile e duratura.
I problemi erano molteplici, questo materiale, infatti, estratto dagli omonimi alberi in Brasile e in India, è sì elastico e perfettamente impermeabile all’acqua, ma diventa appiccicoso già a 25 gradi e perde elasticità, indurendosi, a temperature non troppo basse. Bisognava trovare un modo per migliorarlo, serviva un’idea o un trucco per creare una gomma superiore.
La cella fu il suo primo laboratorio, si fece portare dalla moglie della gomma indiana, vari prodotti e attrezzi. Quei giorni di detenzione passarono rapidamente tra un esperimento e l’altro.
Gli anni che seguirono furono pieni di trasferimenti, prestiti, fallimenti, amici e creditori.
Aggiungendo alla gomma della magnesia era riuscito a renderla di un bel bianco, aggiungendo della fuliggine, sciogliendo il tutto in trementina e spalmandolo su un panno di flanella era riuscito a costruire il primo paio di scarpe impermeabili e con suola in gomma della storia. Un gran successo, all’inizio, ma si accorse presto che anche con questo trattamento le scarpe diventavano appiccicose, perdendo la fiducia dei suoi creditori che aspettavano pazientemente una rinascita finanziaria del promettente Charles.
Tra cantine come abitazioni, cene a base di pesci pescati al molo del porto, esperimenti falliti, un’intossicazione quasi mortale da acidi erano passiti dieci anni.

La sua mente vagava nei suoi ricordi e i suoi occhi si soffermavano ad osservare i vari oggetti della stanza. Oggettistica principale dell’arredamento, era la gomma. Charles teneva sott’occhio tutti i pezzi di gomma trattati nelle più svariate maniere. Li osservava, li tastava, li lasciava al sole per giorni, li schiacciava sotto la poltrona, li annusava e soprattutto, mettendo alla prova la pazienza della moglie, li disseminava per casa.
Un pezzo di gomma trattato con magnesio e bollito in calce viva e acqua era sopra una mensola di libri. Charles lo fissava, era stato quello il candidato sul quale aveva riposto più speranze, ma anche quel trattamento era fallito, bastava infatti che venisse a contatto con una sola goccia di acido per diventare immediatamente appiccicosissimo.
Dieci anni di frustrazioni, di miseria, di prove e bocciature. Charles era esausto. Sapeva che poteva farcela, doveva farcela, doveva trovare la soluzione. Ma non c’era! Aveva provato tutto, di tutto, acido nitrico, ossido di piombo, composti salini, ma niente. Non c’era verso. Quella maledetta gomma si teneva i suoi difetti.
Afferrò un pezzo di gomma trattato con della polvere di zolfo che giaceva da un paio di giorni su un tavolino. Un altro maledetto fallimento, anche in questo caso infatti la gomma restava sensibile alle temperature. Gettò amareggiato il pezzo di gomma in aria, in un gesto di sfogo, di liberazione, lasciando cadere indietro la testa e portandosi le mani sugli occhi. Maledetta gomma, pensava, maledetta gomma.
Mentre si massaggiava gli occhi, assorto in quei pensieri, un forte odore di bruciato riempì la stanza. Charles balzò in piedi cercando la causa dell’odore. Il pezzo di gomma zolfata era finito sulla stufa ed aveva preso fuoco. Afferrata una pinza da camino prese il pezzo in fiamme e lo gettò fuori dalla finestra, sulla neve, dove si spense all’istante.
La curiosità di un uomo che le ha provate tutte non poteva venir meno in quel momento. Infilatosi di corsa gli stivali corse fuori a raccogliere il pezzo bruciacchiato di gomma. Una volta raccolto notò subito una nuova consistenza del materiale, era più compatto. Il pezzetto non era ne appiccicoso ne troppo solido, fatto assai strano dopo che aveva preso fuoco e dopo che si era congelato un po’ sotto la neve.

Aveva trovato la soluzione!
Quella gomma era perfetta e Charles aveva appena inventato il processo di vulcanizzazione della gomma. La ricetta in fondo era semplice, aggiungere una parte di zolfo, cuocere il tutto e poi raffreddarlo repentinamente.
Ad oggi, con la stessa ricetta si sono fatte milioni di cose, tra cui gli importantissimi pneumatici!
Finalmente Charles poté dire, motivatamente, che era un buon anno per lui, un anno degno del suo nome, Charles Goodyear!

Nota disambigua.
La nota società di pneumatici Goodyear non fu fondata da Charles, ma porta il suo nome in suo onore. Charles, infatti, nonostante la scoperta, non ebbe fortuna avendo perso credibilità presso tutti i finanziatori. Non avendo il denaro per il brevetto cercò finanziamenti all’estero, spendendo pezzi di gomma vulcanizzata in Europa, soprattutto in Inghilterra dove un certo Hancock, anch’egli in cerca di un modo per lavorare la gomma, venne a conoscenza della vulcanizzazione di Goodyear e la brevettò a suo nome. La vicenda proseguì per vie legali, ma il povero Charles non la spuntò del tutto, riuscì tuttavia ad accaparrarsi altri brevetti, come quello per le scarpe che poi concesse ad una società francese, la Aigle. Nel 1855 l’imperatore di Francia, Napoleone III, conferì a Charles la croce della Legion d'Onore per servigi resi alla nazione. Croce che Goodyear ricevette in prigione, dove era stato nuovamente rinchiuso per debiti e sta volta con tutta la famiglia.